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Stati Uniti d'America


Storia

Verso la fine dell'Era glaciale il livello degli oceani si abbassò e si creò così un ponte naturale tra l'Asia e il Nordamerica: questo permise ai primi proto-indiani di entrare a piedi in Nord America. Si insediarono così varie popolazioni nel nord, nel centro e nel sud del continente, che per i successivi 20mila anni poterono sviluppare indisturbati le loro diverse e ricche culture. Nell'attuale territorio degli USA i principali discendenti dei proto-indiani erano: i pueblo in New Mexico, gli apache in Texas, i navajo in Arizona, Colorado e Utah, gli hopi in Arizona, i crow in Montana, i cherokee in North Carolina, i mohawk e gli irochesi nello stato di New York.

Nel 1492 Cristoforo Colombo scoprì accidentalmente e ufficialmente l’America, che lui credeva essere l’India: già nel 1550 quasi tutto il continente era già stato esplorato da gruppi di francesi, spagnoli, portoghesi e inglesi. Ben presto iniziarono gli insediamenti permanenti di europei:  primo fu la colonia spagnola di St Augustine in Florida, nel 1565.

Nel corso del XVIII secolo continuarono ad arrivare coloni; la Corona inglese abbandonò la politica del laissez-faire e tentò di ribadire l'autorità sulle 13 colonie nordamericane; questo portò allo scontro con i coloni francesi e con gli alleati indiani nella guerra franco-indiana (1757-1763). Gli Inglesi vinsero, ma subirono grosse perdite economiche.

Le colonie si ribellarono e sconfissero i britannici nella guerra di indipendenza americana: 4 luglio 1776, con la Dichiarazione di indipendenza, le tredici colonie hanno proclamato la loro indipendenza dalla Gran Bretagna. Con la Convenzione di Filadelfia, il 17 settembre 1787, venne adottata l'attuale Costituzione degli Stati Uniti d'America; l'anno successivo, con la ratifica, nasceva una repubblica con un forte governo centrale. Nel 1791  venne ratificata la Carta dei Diritti, in cui si stabiliscono i dieci emendamenti costituzionali rivolti a garantire molti diritti civili fondamentali e libertà.

Nel corso del XIX secolo gli Stati Uniti acquisirono nuovi territori da Francia, Spagna, Regno Unito, Messico e Russia, annettendo la Repubblica del Texas e la Repubblica di Hawaii.  Con le guerre contro il Messico, tra 1846 e 1848, si conquistarono i territori sud-occidentali, compresa la California. Questa era l'epoca del selvaggio West e dei cowboy, delle pistolettate, della costruzione della ferrovia transcontinentale e dello sterminio degli indiani.

La guerra di secessione americana del 1861, fu causata dalle controversie tra il Sud (con una agricoltura basata sullo sfruttamento degli schiavi) e il Nord (industriale): quando gli stati del nord chiesero l'abolizione della schiavitù iniziarono le tensioni interne.  Nel 1865 gli stati del nord ebbero la meglio: liberarono gli schiavi e introdussero il suffragio universale maschile.

I movimenti migratori della metà del XIX secolo alterarono profondamente la demografia degli USA: ai coloni di origine inglese si aggiunsero cinesi e immigrati dell'Europa centrale.

Gli USA cercarono in tutti i modi di non infangarsi nelle trincee della prima guerra mondiale, ma nel 1917 non resistettero più e mandarono più di un milione di uomini per cercare di eliminare la fastidiosa potenza tedesca. I trionfalismi del dopoguerra furono smorzati nel 1920, con l'inizio del proibizionismo.  Il crollo della Borsa del 1929 segnò l'inizio di una profonda crisi che durò per tutti gli anni Trenta e che preannunciò il New Deal di Roosevelt, un programma politico che prevedeva decisivi interventi politici nella vita economica.

Quando nel 1941 i giapponesi osarono presentarsi a Pearl Harbor, gli americani si misero sul piede di guerra e in seguito agirono in modo determinante per la sconfitta delle potenze dell'Asse sia in Europa sia nel Pacifico. Le bombe lanciate su Hiroshima e Nagasaki sconfissero il Giappone e fecero precipitare il mondo nel timore delle armi nucleari.  Nel 1945 gli Stati Uniti emersero dalla seconda guerra mondiale come il primo paese dotato di armi nucleari, membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, e un membro fondatore della NATO. Seguì la guerra fredda, periodo di grande prosperità economica nazionale e di apparente equilibrio. 

Gli anni '60 furono caratterizzati da profondi cambiamenti culturali e sociali, grazie al movimento per i diritti civili dei neri: nel 1963 Martin Luther King tenne a Washington il famoso comizio, che portò alla legge sui diritti civili (1964) e alla legge sul diritto di voto (1965). La nuova generazione protestò contro la guerra del Vietnam e diffuse slogan di pace in nome di un amore universale. Negli anni '70 e '80 si svilupparono nuove tecnologie, ma la produzione industriale diminuì. Il crollo dell'Unione Sovietica e la dissoluzione del patto di Varsavia nel 1991 hanno lasciato gli USA come unica e indiscussa superpotenza mondiale. 

La guerra del golfo del 1991 ha dato a George Bush l'opportunità di guidare una coalizione di paesi che avrebbero dovuto costituire il nuovo ordine mondiale.  L'11 settembre 2001 il World Center di New York e il Pentagono sono stati oggetto di due attacchi terroristici che hanno provocato la morte di quasi 3000 persone. Gli Stati Uniti hanno reagito attaccando l'Afghanistan, con lo scopo di eliminare Osama bin Laden, ritenuto responsabile degli attentati, e il regime talebano che lo sosteneva. A seguito di un periodo di forte tensione, il 20 marzo 2003 gli Stati Uniti hanno attaccato l'Iraq. Il conflitto è durato meno di un mese e il 20 aprile 2003 le ostilità tra i due schieramenti potevano dirsi concluse. Il 13 dicembre 2003, l'ex dittatore Saddam è stato catturato dagli americani.